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La definizione del modello dei
processi stabilisce i principi di funzionamento degli stessi, indipendentemente
da chi poi eseguirà il lavoro. Ed è così strutturato:
| indicazione
degli output critici del business aziendale e definizione dei criteri con
cui saranno giudicati gli effetti in termini di qualità, tempi e livelli di
servizio (Cooperative Map);
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| definizione
dei processi necessari a produrre e supportare gli output critici per il
raggiungimento degli obiettivi;
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| descrizione
di come quei processi sono legati fra loro in termini di workflow,
information flow e relazioni temporali (grado di parallelismo e sequenzialità
dei processi);
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| definizione
delle responsabilità di gestione del processo;
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| stima
dell’impatto del processo sulla struttura organizzativa aziendale in
termini di flussi informativi e/o di procedure tra le diverse unità
organizzative;
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| stima delle prestazioni attese
dalle unità organizzative in seguito all’assegnazione di un determinato
insieme di processi (process owners).
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| individuazione
dei parametri di performance e del livello di raggiungimento degli obiettivi
predefiniti in modo che siano indicativi della capacità dei processi di
crear valore (key process indicator). |
Una possibile classificazione dei
processi in funzione della loro attivazione è la seguente:
| richiesta
da parte di un agente esterno: un cliente, oppure un evento interno o
esterno (sincronizzazione);
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| chiamata
sincrona da parte di un altro processo: uso da parte di un processo di un
sotto-processo; il Processo chiamante sospende la sua esecuzione finchè il
sotto-processo chiamato non restituisce il controllo;
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| attivazione
da parte di un evento interno (trigger) o di un time-out: in questo caso, un
evento interno, cioè generato da un’attività di un altro processo,
oppure un time-out, scatenano l’esecuzione di un processo parallelo, i cui
risultati possono essere utilizzati o meno dal Processo, la cui attività ha
generato l’evento.
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| attivazione
automatica al seguito del verificarsi di particolari condizioni durante
l’esecuzione di un’attività: in tal caso, il Processo “estende”
quello contenente l’attività in questione, per far fronte a corsi di
eventi secondari, o a situazioni di errore, che potrebbero verificarsi
durante la sua esecuzione; il corso d’eventi
principale è quindi abbandonato ed il processo termina con
l’esecuzione delle attività previste nel sotto-processo di
estensione. |
Nel
primo caso si parla di Processi
di Frontiera
(Frontier Process), nel secondo di Processi
di Supporto
(Uses).
Un
Processo di Supporto può essere comune
(Common), cioè riutilizzabile da parte di un qualunque altro
processo, indipendentemente dal tipo, oppure privato
(Private), cioè appartenente ad un determinato Processo di
Frontiera, e quindi riutilizzabile soltanto da questo Processo di Frontiera, o
da altri Processi di Supporto Privati, associati allo stesso Processo di
Frontiera.
La
distinzione dei Processi di Supporto in common e
private riflette la necessità di operare una netta distinzione
tra sottoprocessi Comuni, realmente riutilizzabili da tutti i processi, e quelli
che invece rappresentano una porzione di flusso pertinente ad un caso specifico.
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