VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI Il Change management organizzativo(r)
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Nel nuovo contesto di mercato i confini delle organizzazioni tendono a crollare a causa delle nuove economie e, soprattutto, delle Information & Communication Technology (ICT) che hanno portato ad una riduzione dei tempi e degli spazi in cui le imprese operano e che tendono a renderle non rilevanti. In questo nuovo contesto il cambiamento diventa un processo continuo che deve essere metabolizzato nella cultura e negli attori presenti sul mercato. La capacità di gestire il processo continuo del cambiamento rappresenta sia un vantaggio per l’organizzazione in termini di competitività che la capacità di realizzare performance e di ottenere un posizionamento competitivo in anticipo rispetto ai concorrenti. Tale situazione ha dato origine ad una vera e propria disciplina manageriale che va sotto il nome di Change Management organizzativo (CMO) e che si affianca all’attività svolta dalle società di consulenza, le quali sviluppano competenze di business sempre più specifiche nella gestione del cambiamento. Questo è dovuto al fatto che, molto spesso, le Organizzazioni si basano esclusivamente sull’esperienza e ricorrono alle metodologie acquisite dai consulenti poiché non dispongono degli skills e delle tecniche necessari. Questa nuova metodologia integra e supera i vecchi approcci di Total Quality Mangement (TQM) e di BPR e permette il passaggio delle organizzazioni verso le “società della conoscenza”. Il Change Management Organizzativo è un intervento di riorganizzazione che interessa tutta l’Organizzazione e che impiega, in un’ottica di integrazione, gli approcci tradizionali al cambiamento come si può vedere dalla Figura CM0: Figura CM0 Il CMO e gli approcci per la realizzazione del cambiamento Il modello metodologico proposto permette ad un team di specialisti di progettare modelli organizzativi coerenti con il business, di creare il knowledge a questi relativo e di trasformare lo stesso in know how, ossia in conoscenza, distribuendolo automaticamente tramite la rete a tutti gli operatori. L’approccio al Change Management richiede una visione sistemica dell’organizzazione secondo quanto deriva dalla metafora biologica tra Organizzazione e organismo biologico, già introdotta durante la descrizione delle Teorie Contingenti. Secondo tale metafora l’Organizzazione è un sistema, ossia un’entità organica, globale e organizzata: togliendone una parte si modificano la sua natura e le sue funzionalità. Parti differenti del sistema devono avere una certa organizzazione e, al suo interno, l’interazione tra i vari elementi fa si che il sistema si comporti diversamente rispetto alle sue parti. La gestione del cambiamento dei sistemi dinamici complessi aziendali (in virtù della metafora biologica tali sono considerate le organizzazioni) non si deve limitare ad interventi di miglioramento con bassi livelli di performance, ma è un intervento più radicale che incide sul DNA della stessa Organizzazione. Questo perché cambiamenti sugli elementi di cui è formato il DNA si ripercuotono, positivamente o negativamente, sull’organizzazione determinandone la sua evoluzione. Un intervento di Change Management organizzativo investe tutti gli aspetti caratteristici della gestione come riportato in Figura CM0a .
Figura CM0a Gli aspetti della caratteristici della gestione Ognuno di questi aspetti e le loro relazioni dovranno essere riconfigurati in modo da garantire un elevato grado di proattività[1] dell’organizzazione. L’Organizzazione che cambia è un sistema che sa come agire sulle variabili ambientali e modificarle in base ai propri obiettivi. Questi non sono più stabiliti con lo scopo di adattarsi passivamente ad un mercato inattaccabile (come accadeva quando l’Organizzazione era concepita come una macchina in cui un’evoluzione del mercato era seguita da una lunga e difficile evoluzione dell’organizzazione), ma vengono pensati con la premessa che l’Organizzazione può manipolare il proprio contesto ed indirizzarlo là dove la strategia di business ha individuato i maggiori vantaggi competitivi (e questo è possibile agendo sulle sue variabili, parti fondamentali che costituiscono il suo corporate DNA). Le regole alla base di una metodologia di Change Management organizzativo sono le seguenti: ü diffondere l’idea del cambiamento: questa deve partire dal top management ed essere diffusa nell’organizzazione attraverso il controllo dei manager intermedi. Se il personale è reso consapevole delle motivazioni che spingono verso il cambiamento le probabilità di successo crescono. Si sviluppa una cultura fondata sulla trasparenza e sulla partecipazione, entrambi obiettivi del Change Management; ü definire gli obiettivi in modo chiaro e intellegibile, misurabile attraverso parametri ben chiari e rilevanti per l’organizzazione; ü pianificare il cambiamento: è necessario specificare le fasi del progetto, la loro tempistica, i ruoli coperti dalle persone e i processi da modificare; ü gestire al meglio gli stakeholders[2] per creare consenso in quanto l’ostilità dei principali destinatari del processo di cambiamento comporta un suo probabile fallimento essendo essi stessi gli utilizzatori. Inoltre, molto spesso i processi di cambiamento sono nati da situazioni di malcontento degli stakeholders: prestare orecchio a tali esigenze è un ottimo indicatore su che cosa intervenire e in che modo; ü adottare un approccio integrato al cambiamento che consiste nel mettere a punto processi di cambiamento su più fronti agendo in modo contemporaneo su più leve. Diffondere il Change Management significa gestire in maniera integrata i modelli Strategico, Organizzativo e Informativo. Come in un organismo, è necessario sincronizzare le strategie di business (modello strategico), le implicazioni tecniche e sociali collegate all’organizzazione (modello organizzativo) e le tecnologie di supporto (modello informativo) affinché persone, strutture, processi e strategie si muovano nella stessa direzione. Lo schema di funzionamento della metodologia di Change Management è sintetizzato in Figura CM0b , dove vengono rappresentati i passi e le variabili coinvolte. Figura CM0b I passi e le variabili per la realizzazione del CMO Da quanto visto finora si deduce che la metodologia del Change Management può essere considerata un approccio innovativo rispetto agli strumenti di miglioramento quali il TQM (Total Quality Management) o il BPR (Business Process Re-engineering). La visione del Change Management rappresenta la capacità delle Imprese di progettare la propria organizzazione in funzione del mercato o, più in generale, del contesto in cui opera. Come si può evincere dalla descrizione della metodologia qui trattata, questo è possibile attraverso la realizzazione di modelli organizzativi evolutivi e la gestione di un modello organizzativo in esercizio in base al quale si opera. L’approccio, sebbene sia molto evoluto rispetto ai comportamenti attuali delle organizzazioni, può apparire limitativo in termini di risultati. Si potrebbe pensare di associare l’impresa ad una macchina della quale deve essere studiata la sua evoluzione e deve essere gestito il suo funzionamento. Tutto questo è sbagliato. In virtù di quanto più volte detto, le imprese non sono macchine, ma organismi e devono essere trattati come tali. Esse non sono costituite solo da hardware e software, ma anche da persone e, quindi, da idee, intuizioni, capacità progettuale, gestionale e produttiva. Il Change Management, sebbene si dimostri un approccio più evoluto rispetto agli altri adottati nella progettazione di processi di cambiamento, è, in realtà, una metodologia che deve essere integrata con essi (BPR, TQM). Quello che manca è un approccio che accomuna tutte le metodologie esistenti (BPR, TQM, …), che le integri e che permetta di realizzare un avvicinamento naturale alle imprese e ai loro problemi e un intervento diretto sulle variabili che compongono quello che più volte è stato definito corporate DNA. L’atteggiamento è paragonabile a quello dell’ingegnere genetico che sa di avere in suo possesso una grande potenzialità: la manipolazione dei geni che costituiscono gli organismi viventi.[1]Un sistema si definisce proattivo quando recepisce i cambiamenti dall’ambiente e si prepara a reagire ad essi. [2]Con il termine stakeholders si indicano tutti coloro che hanno interessi di qualsiasi tipo nella gestione dell’Organizzazione, come proprietari, azionisti, Stato, organizzazioni sociali (per es. sindacali). |
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