VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI

Corporate DNA: considerazioni(r)

 

 

 

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I punti di vista di Ken Baskin e di Gary Bargatze sono entrambi validi, anche se affrontano in modo diverso il problema dell’Organizzazione.

 Il primo ritiene che il Corporate Dna sia una sorta di sistema di Knowledge, a cui tutti possono accedere, che favorisce un processo di spontaneo d’autorganizzazione.

Il secondo ritiene che il focus debba essere posto sulle relazioni fra gli uomini che sono il fattore che fa la differenza; se queste sono equilibrate ed armoniose il sistema si evolve altrimenti degrada e rischia di scomparire dal contesto socio economico.

 Personalmente riteniamo che il contributo di entrambi sia valido ma che questo è parziale rispetto all’intrinseca complessità di un modello organizzativo.

 Se questo infatti, a livello macro, può essere visto come un sistema di knowledge o come un sistema di relazioni, è necessario specificare quali siano i componenti dell’uno e quali dell’altro.

 L’aspetto affrontato da Ken Baskin di rendere indipendenti dai managers i comportamenti deve essere avvalorato da un qualcosa che deve essere di più di un semplice knowledge repository o meglio deve contenere degli schemi (patterns) che consentano a tutti di comprendere l’intimo funzionamento dell’Organizzazione a cui appartengono. Ciò può essere portato avanti solo attraverso la definizione di un linguaggio organizzativo comune interpretabile a tutti i livelli, dal management, dagli addetti alla tecnostruttura organizzativa fino ad arrivare a chi svolge funzioni strettamente operative all’interno dell’Organizzazione.

 Solo un linguaggio comprensibile per tutti può consentire di definire paradigmi organizzativi comuni, condivisi e quindi distribuibili. Non è altresì da trascurarsi il come l’informativa generata con tale linguaggio debba essere distribuita poiché non è sufficiente affidarla all’intranet aziendale, definendo questa: sistema nervoso digitale.

 Non basta infatti porre le informazioni sull’intranet ma occorre selezionarle e guidarne l’accesso per evitare che queste siano sovrastate da un rumore di fondo fatto d’informativa spontanea e destrutturata.

 E’ fondamentale avere quindi a disposizione un knowledge strutturato ed accessibile attraverso un sistema di distribuzione della conoscenza che, appoggiandosi sulla tecnonologia della rete, consenta di accedere a questa in modo guidato, attraverso viste coerenti e correlate col predetto linguaggio.

 La visione di Gary Bargatze è corretta, per gli obiettivi che si pone. Questi ha individuato negli uomini il centro dell’Organizzazione e ciò, in un certo senso è vero, anche se può portare ad una visione tolemaica dell’Organizzazione.

 Riteniamo, infatti, che le relazioni fra gli uomini siano fondamentali, ma che queste debbano essere ricondotte agli obiettivi dell’Organizzazione attraverso degli schemi (patterns) che siano rappresentativi, in modo esaustivo, del comportamento dell’intero sistema, non solo di una parte di questo (e su questo punto siamo pienamente d’accordo con Ken Baskin).

 Se infatti si dà importanza, come fa Gary Bargatze, alle relazioni fra gli uomini nell’ambito dei ruoli assegnati, occorre dare la stessa importanza alle relazioni che sicuramente intercorrono fra:

 gli attori che si interagiscono a livello di scenario strategico,  fra lo scenario strategico ed i processi, fra i processi ed i ruoli, fra i ruoli e gli skills, fra i processi e le strutture che li devono governare, fra i processi e la normativa che deve essere distribuita per poter essere attuata.

 Riteniamo che gli schemi (patterns) siano alla base di tutto e che la qualità degli uomini influenzi sia i livelli d’efficacia e d’efficienza dei processi, sia le relazioni che legano l’intero modello organizzativo.

Come vedremo, nella biogenetica, il Dna presenta due nature.

 La prima lo fa assimilare ad una base di conoscenza che permette di definire il cosa deve essere riprodotto (il meccanismo di riproduzione è alla base dell’evoluzione).

 La seconda lo rende simile ad una sorta di programma biologico, che, una volta attivato, guida la cellula alla costruzione di sé stessa, fino a pervenire, iterando n volte il processo, alla costruzione d’un organismo complesso; in pratica il Dna contiene anche, in forma d’istruzioni operative, il come riprodurre.

 Naturalmente la qualità delle proteine che compongono il Dna è fondamentale per la riuscita del processo di riproduzione, esattamente come la capacità delle risorse umane è essenziale per il corretto funzionamento d’una Organizzazione.

 Tutto ciò per dire che occorre ormai avere una visione che sia nel contempo sistemica, olistica ed ecologica e che questa sia traducibile in un modello che sia in grado di rappresentare, con sufficiente grado d’approssimazione, il funzionamento dell’Organizzazione, secondo delle logiche d’evoluzione e di coevoluzione. Questa, inoltre, deve essere facilmente comunicabile agli uomini, per essere applicata, e deve trarre spunto dalle loro osservazioni e da quelle che provengono dal mondo esterno, per potersi evolvere al fine di far sopravvivere l’Organizzazione stessa.  

 

 

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