VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI

Feedback(r)

 

 

 

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Il feedback è uno dei concetti chiave del Change Management Organizzativo. Il progettista, che è consapevole di operare su sistemi compelssi di tipo adattivo, sa anche che nelle reti di processi (che caratterizzano le reazioni chimiche, le relazioni psicologiche così come i flussi informativi all'interno dell'Organizzazione) la chiave dell’evoluzione (o involuzione) è il feedback, ovvero le influenze di un processo su altri processi.

Questa consapevolezza deve portare il progettista a prevedere queste forme di influenza (o retroazioni), in maniera così pervasiva, nel suo modo di lavorare, che devono esistere sia nella metodologia di lavoro che nel nuovo assetto riprogettato.

Nella definizione delle singole attività previste in sede di pianificazione dell’intervento, è necessario stabilire dei momenti di controllo per misurare il gap tra stato di avanzamento effettivo (o risultati parziali) e stato di avanzamento preventivato (o risultati attesi).

È necessario uno strumento di monitoraggio che permetta di implementare azioni correttive qualora il gap misurato superi una certa soglia di tollerabilità (è ovvio pensare, salvo casi particolari, che la coincidenza perfetta non è concretamente realizzabile, per cui si prevedrà un margine di tolleranza).

Le azioni correttive possono avvenire sia in termini di setup delle azioni pianificate per realizzare gli obiettivi prefissati, sia in termini di ridefinizione  degli obiettivi stessi (non c’è nulla in un processo che non possa essere messo in discussione).

Il feedback è una forma di regolazione (esplosiva o conservativa) che deve essere imposta al cliente, altrimenti il nuovo assetto organizzativo rischia il fallimento.

Ogni processo che viene riprogettato deve essere dotato di sistemi di controllo che permettano sia di mantenere la rotta che è stata stabilita (e che in un’ottica di change management è variabile per definizione) sia di individuare le vie al miglioramento continuo.

Qualsiasi sistema complesso è costituito da reti di processi (per esempio reazioni chimiche, relazioni psicologiche o flussi informativi aziendali) in grado di influenzarsi tra di loro, anche rispetto ai processi che precedono. Questo fenomeno è chiamato feedback.

Qualsiasi sistema complesso è costituito da reti di processi (per esempio reazioni chimiche, relazioni psicologiche o flussi informativi aziendali) in grado di influenzarsi tra di loro, anche rispetto ai processi che precedono. Questo fenomeno è chiamato feedback.

Attraverso il Feedback si creano cicli, perché gli output finali ritornano nella sequenza, influenzando così la loro stessa creazione. Il feedback è uno dei meccanismi decisivi per capire il comportamento di un sistema complesso.

Vi sono due fondamentali tipi di feedback:

  1.    Il feedback negativo.

Il funzionamento del feedback negativo prevede che l’output del processo D inibisce o blocca il funzionamento del processo A, all’inizio della sequenza che conduce proprio a D. il processo D si autoinibisce in maniera proporzionale alla grandezza del proprio output.

Il meccanismo descritto è in grado di stabilizzare i sistemi secondo un processo di omeostasi che ne garantisce la sopravvivenza.

  2.    Il feedback positivo

In questo caso, detto anche di autocatalisi (ogni evento del ciclo catalizza direttamente o indirettamente sé stesso), l’output finale della sequenza va a stimolare un processo iniziale; questo fa logicamente aumentare la produzione dello stesso output finale; di conseguenza il processo iniziale viene ancora più stimolato, creando un circolo (vizioso o virtuoso) che si autorafforza all’infinito o si autoriduce fino a bloccarsi.

 

Entrambi i meccanismi possono essere applicati alla realtà aziendale. In particolare, i meccanismi di controllo rappresentano un classico esempio di feedback negativo, perché favoriscono l’individuazione e la rimozione degli errori di processo e riconducono il sistema verso l’equilibrio.

 

 

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