VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI

La teoria dell'azione organizzativa(r)

 

 

 

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La teoria dell’azione organizzativa si basa sul concetto d’azione ossia sulla connessione della condotta di un agente umano, includendo anche le decisioni che questa può comportare, ad un senso oggettivo o soggettivo.

In tale teoria è fondamentale la concezione, in termini di processo, dell’azione umana e quindi l’importanza del tempo inteso come variabile fondamentale.

Secondo tale scuola le scelte richieste dall’azione organizzativa, essendo prodotti dell’intelligenza umana, non sono paragonabili a quelle che avvengono in natura, data la superiorità dell’essere umano, e quindi non è possibile mutuare modelli dalle scienze che studiano la natura

Inoltre l’azione organizzativa essendo una forma di agire razionale commisura sempre i mezzi ed i fini e quindi si traguarda su obiettivi raggiungibili.

Si può affermare che Weber sia il padre della teoria dell’azione organizzativa. Secondo Weber l’organizzazione è:

·        una forma dell’agire sociale

·        un agire umano (di uno o più individui) dotato di senso intenzionato

o       caratterizzato da razionalità intenzionale

o       orientato allo scopo in base al senso intenzionato degli attori ed alle loro conoscenze ed aspettative

o       diretto all’attuazione di un ordinamento

o       e quindi un ordine di regole nell’azione collettiva.

Un notevole contributo fu dato da Chester Barnard con il suo libro intitolato “le funzioni del dirigente”.

In tale testo Barnard non tratta solo temi inerenti al management ma disegna un quadro teorico dell’organizzazione.

I principali argomenti contenuti nel libro in questione sono:

bulletl’azione cooperativa e le sue componenti
bulletla definizione di organizzazione formale ed i rapporti tra organizzazione informale ed organizzazione formale
bulletl’autorità, definita nell’ambito della partecipazione dell’individuo al processo produttivo.

Barnard recepisce la concezione di sistema sociale espressa da Pareto attraverso l’opera divulgatrice di Henderson e su questa sviluppa una teoria dell’azione cooperativa tendente in modo naturale al raggiungimento di un punto di equilibrio. Le Azioni convergono verso tale punto ideale fino ad annullarsi.

Quando lo stato di equilibrio è alterato nascono delle forze che tendono a ristabilirlo e che consentono di raggiungere un nuovo punto di equilibrio.

Un sistema cooperativo è per Barnard un complesso di componenti fisiche, biologiche, personali e sociali che stanno in una specifica relazione a causa della cooperazione di due o più persone per uno o più fini.

Questo comprende un sottosistema consapevole di governo senza il quale non sarebbe possibile raggiungere alcun equilibrio definito organizzazione.

Il sistema organizzativo è definito da Barnard come “sistema di attività o forze personali consapevolmente coordinate”.

L’organizzazione formale che rappresenta il sistema organizzativo nasce sempre dopo che si è consolidata un’organizzazione spontanea di tipo informale

La comunicazione organizzativa è il tessuto connettivo dell’organizzazione ed è il processo che determina i poli di coordinamento. Questa è contrariamente ad altri tipi di comunicazione dotata d’autorità.

Tale tipo di comunicazione, sempre secondo Barnard ha efficacia a condizione che:

bulletil ricevente ne comprenda il contenuto
bulletil ricevente, al momento della decisione, la percepisca come coerente con i fini dell’organizzazione e compatibile con il suo personale interesse
bulletil ricevente sia in grado di conformarsi ad essa.

Un’evoluzione del lavoro di Barnard si deve a Simon, che va ben oltre e dopo aver scritto i libri “il comportamento amministrativo” e “scienze amministrative” genera una teoria dell’azione organizzativa.

Simon basa la sua teoria sul concetto di razionalità intenzionale limitata.

In pratica asserisce che l’uomo amministrativo si muove secondo i principi d’intenzionalità e limitatezza, ciò a causa di uno scenario in base al quale deve decidere che non presenta certezze.

A differenza dell’homo oeconomicus che può utilizzare una razionalità oggettiva, poiché può muoversi in un ambito per lo più noto, l’uomo amministrativo si muove in un contesto dove la conoscenza delle alternative di azione è sempre incompleta, la conoscenza delle conseguenze dell’azione è sempre frammentaria, le preferenze non sono perfettamente ordinabili ed il loro variare nel tempo non è prevedibile.

Per Simon la struttura è il modo con cui si coordinano e si controllano le decisioni e le azioni.

Il coordinamento è visto come la tendenza a far sì che la decisione sia adottata da tutti membri componenti un gruppo o più precisamente che decisioni tra loro compatibili per il raggiungimento del fine, siano adottate collegialmente.

L’azione organizzativa è allora vista come un insieme di programmi d’azione, nei quali si concatenano i fini che si vogliono raggiungere utilizzando i mezzi disponibili. Anche Simon pone l’accento sull’importanza della comunicazione informale rispetto a quella formale.

Thomson pubblica la sua “azione organizzativa” (1967) e trae spunto dalla teoria di Simon. Il suo scopo è sviluppare lo studio dell’organizzazione come processo di azioni orientato dalla razionalità intenzionale e limitata che affronta l’incertezza.

Per Thomson ogni Organizzazione definisce, nella costruzione stessa del processo organizzativo, il proprio campo d’azione, che riguarda l’approvigionamento delle risorse, l’oggetto prodotto, la clientela servita ed i servizi resi. In tal modo l’Organizzazione stabilisce i punti di contatto con l’ambiente, vale a dire con i processi d’azione esterni che sono per questa già rilevanti o che potrebbero esserlo per il futuro.

Per tale approccio teorico l’ambiente non preesiste naturalmente e non condiziona le scelte dell’Organizzazione ma è il risultato di processi di scelta e quindi soggetto a continue ridefinizioni nel tempo. La scelta del campo d’azione consente di determinare quelli che Thomson chiama vincoli e contingenze, ossia ostacoli stabili o ad alta variabilità che si frappongono fra l’Organizzazione ed il raggiungimento degli obiettivi.

L’organizzazione, in quanto processo di decisioni e azioni orientate ad uno scopo ha una componente strumentale rappresentata dalla tecnologia. Questa costituisce il complesso delle conoscenze tecniche, sistemi di credenze necessari a raggiungere gli obiettivi.

Il livello di perfezione della tecnologia può essere maggiore o minore secondo la sua adeguatezza a raggiungere lo scopo prefissato.

La struttura, nell’analisi Thomsoniana, diviene una componente attiva della razionalità organizzativa per fronteggiare e ridurre l’incertezza.

Thomson ha individuato tre tipi di struttura in funzione delle forme di coordinamento:

bulletper standardizzazione — si istruiscono delle routines o regole che vincolano i comportamenti delle unità organizzative
bulletper programma — sono regole che prevedono situazioni di variabilità per le componenti che stanno a monte del processo ed il conseguente adattamento per quelle che sono a valle dello stesso
bulletper mutuo adattamento — sono meccanismi naturali che consentono alle componenti di convivere spontaneamente.

L’Organizzazione deve essere giudicata e valutata per la sua capacità di adeguarsi ai diversi gradi d’incertezza che si trova ad affrontare, relazionandosi con l’ambiente.

Secondo Thompson, prima, e Touraine dopo, l’azione organizzativa si può concepire come l’incontro di tre distinte linee d’azione:

bulletl’azione istituzionale attraverso cui si stabiliscono i rapporti di potere legittimati dal sistema politico istituzionale
bulletl’azione tecnica finalizza al conseguimento degli obiettivi

 

l’azione strutturale costituita dall’insieme delle norme che ordinano gli elementi nel processo strutturale e le interdipendenze di quest’ultimo con l’ambiente esterno.

 

 

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