VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI La teoria dei costi di transazione(r)
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Tale teoria ha subito varie
evoluzioni ma può essere attribuita a Williamson (1985-1991). La teoria cerca di spiegare il perché esistano tante
forme organizzative diverse, che interagiscono col mercato, e soprattutto di
dare una valenza economica al problema organizzativo. Per fare questo, la teoria dei
costi di transazione adotta un approccio più analitico rispetto alle altre
teorie e sceglie come unità di base dell’analisi la transazione,
definita come il trasferimento di beni e servizi fra un’entità e l’altra. La transazione non deve essere vista come uno scambio fra
mercato ed Organizzazione ma nel senso più generale d’applicazione. Questo
concetto può essere, infatti, applicato all’interno dell’Organizzazione per
comprendere le relazioni esistenti fra l’Impresa ed i suoi dipendenti, fra
superiori e subordinati, fra unità organizzative. La tesi sostenuta dalla scuola
transazionale è che la varietà di forme organizzative presenti sul mercato
deriva dall’esigenza di ridurre i costi di transazione e quindi dalla
continua ricerca d’efficienza. Devono inoltre essere considerati non solo i costi per la produzione di beni e servizi ma anche tutti quelli necessari al governo della transazione. Per il governo della transazione potrebbe essere necessario considerare sia la presenza dei due attori classici fornitore-cliente tipici della transazione sia, in certi casi, la presenza di un terzo attore che possa fungere da arbitro nei casi in cui la transazione dovesse rischiare di non effettuarsi a causa di una situazione di stallo. Il contratto perde valenza nella teoria transazionale, che invece vede al centro del rapporto l’intera relazione così come questa si è evoluta nel tempo. Le dimensioni critiche nel
determinare l’ammontare dei costi di transazione, considerate nell’approccio
transazionale sono: il grado di specificità delle risorse, la frequenza e
l’incertezza. La dimensione interpretativa delle transazioni che Williamson considera la più importante, e che contribuisce a differenziare il suo approccio dalle altre trattazioni dell’organizzazione economica, è rappresentata dal grado di specificità con cui considera la transazione degli investimenti effettuati. Tale specificità “si
riferisce agli investimenti durevoli effettuati come supporto di
particolari transazioni, investimenti il cui costo-opportunità è molto
minore di quello che si avrebbe nei migliori impieghi alternativi o per un
utilizzatore alternativo qualora la transazione originaria dovesse concludersi
prematuramente”. Anche se quando si avvia il
processo di contrattazione esistono condizioni concorrenziali, il sostenimento
d’investimenti specifici fa venir meno ex-post tali condizioni perché
entrambe le parti hanno convenienza a mantenere la relazione. La contrattazione
anonima dell’approccio neoclassico è sostituita da un rapporto in cui assume
rilevanza l’identità delle parti in causa.Tanto maggiore è il valore
degli investimenti contenuti nella transazione tanto più difficile è la stima
del valore di scambio attraverso il mercato e tanto più efficiente risulta
effettuare la transazione attraverso meccanismi gerarchici. Un aumento della specificità
delle risorse impiegate è giustificato se consente dei risparmi di costi per la
produzione e/o aumenti degli introiti, che siano in grado di compensare i
maggiori costi di governo. Per compiere tale valutazione è
quindi necessario considerare la frequenza o ricorrenza delle transazioni. I costi d’uso della gerarchia si aggiungono agli altri
ed è fondamentale calcolare il break-even, quando si raggiunge; è proprio su
tale aspetto che influisce la frequenza della transazione. L’analisi di Williamson prende in considerazione solo le variabili specificità delle risorse e frequenza, mentre non si occupa della terza, ossia l’incertezza ma assume che questa sia presente in misura sufficiente per creare un problema sulle successive decisioni d’adattamento. L’economia dei costi di
transazione rappresenta dunque un importante tentativo di utilizzare un approccio
microeconomico nello studio dell’organizzazione. |
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