VIAGGIO NEL DNA DELLE ORGANIZZAZIONI

Le teorie neoistituzionaliste(r)

 

 

 

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Più che di una scuola, si può parlare di un filone di pensiero che ha generato vari gruppi di teorie a volte anche in contrasto fra loro.

L’istituzionalismo è un approccio teorico sorto in contrapposizione alle impostazioni che affrontano lo studio dei sistemi economici, come il prodotto dell’azione di soggetti razionalmente orientati al perseguimento dei propri obiettivi.

 L’analisi istituzionale pone l’accento sui processi sociali di costruzione della realtà e su come l’esistenza delle interazioni sociali tenda a :

bulletstabilizzare la realtà attraverso processi di legittimazione
bulletporre vincoli alla gamma delle alternative percorribili, riducendo la variabilità e l’imprevedibilità dei comportamenti individuali.

Nello studio delle organizzazioni e delle imprese in particolare, ciò significa considerare l’organizzazione non tanto come il prodotto di un’attività razionale di progettazione, ma come il risultato dell’adattamento di questa all’ambiente.

 I sistemi economici e quindi anche le imprese sono il risultato di un processo d’istituzionalizzazione (Polanyi, 1990) poiché operano in un ambiente che deve riconoscerle e legittimarle, limitando quindi ciò che potrebbe essere fatto se si applicasse la pura razionalità non condizionata da alcun vincolo.

 La nascita di settori innovativi, quale quello relativo alle biotecnologie, è un processo di costruzione sociale di un contesto competitivo.

 Il rapporto fra organizzazioni diverse può essere affrontato attraverso l’analisi istituzionale perché queste possono essere considerate a loro volta istituzioni.

 Le teorie neoistituzionaliste si occupano quindi d’istituzioni. Bisogna affermare che non vi è mai stata una grande comunione di pensiero e di intenti fra gli istituzionalisti, fino a portarli al dissenso sullo stesso significato del termine istituzione.

La classificazione proposta da Lanzalaco (1995) può essere presa come base ordinata delle varie definizioni.

 Lanzalaco distingue gli approcci fra soggettivi ed oggettivi. I primi adottano il punto di vista dell’attore interno, i secondi studiano le organizzazioni dal punto di vista di un osservatore esterno.

Nel primo caso (approccio soggettivo), se l’istituzionalizzazione è vista come una proprietà, l’istituzione coincide con i principi dell’azione e si pone l’accento sulla componente prescrittiva, se invece è vista come un processo, questa è interpretata come elemento costitutivo della realtà sociale ed è data molta importanza alla componente cognitiva.

 Nel secondo caso (approccio oggettivo), se l’istituzionalizzazione è vista come una proprietà, le istituzioni sono considerate vincoli all’azione e si pone l’accento sulla componente giuridico formale, se invece è vista come un processo, queste sono interpretate come modelli di comportamento validi e persistenti ed è data molta enfasi alla componente strutturale.

 Uno degli aspetti più significativi delle teorie neoistituzionali è rappresentato dal rapporto con l’ambiente.

 Nell’approccio neoistituzionalista l’ambiente è visto come l’insieme di regole, ruoli, convincimenti e più in generale tutti quegli elementi simbolici in grado di influenzare le strutture organizzative indipendentemente da flussi di risorse ed esigenze di natura tecnica aspetto prevalentemente considerato dai precedenti approcci.

 

I neoistituzionalisti introducono per la prima volta il concetto di template per rappresentare l’ambiente in termini d’elementi culturali condivisi e sedimentati, che funziona da schema di riferimento per organizzare le attività.

 

Ne consegue che il cambiamento del template di riferimento rappresenta un potenziale elemento d’innesco dei cambiamenti organizzativi.

 

L’unità d’analisi adottata dall’approccio neoistituzionalista è rappresentata dal campo organizzativo o settore sociale, cioè dall’insieme delle organizzazioni che, complessivamente, costituiscono un settore riconosciuto della vita istituzionale, dai fornitori agli acquirenti dei prodotti, dai soggetti che hanno il compito di regolamentare l’attività alle Organizzazioni che producono prodotti o servizi simili.

 

Trattasi quindi di un’analisi a largo spettro che riguarda tutti gli attori coinvolti che interagiscono con l’Organizzazione.

 

In sintesi, tre sono gli aspetti salienti dell’approccio neoistituzionale:

 

1.      la rilevanza dell’impatto dell’ambiente istituzionale sull’assetto organizzativo — le scelte organizzative (Oliver, 1991) sono limitate da un insieme di pressioni esogene cui le Organizzazioni devono rispondere ed adattarsi per poter sopravvivere

2.      i processi di isomorfismo e convergenza — le pressioni del contesto istituzionale tendono a produrre una convergenza nei modelli organizzativi tale da adattarsi al contesto, assecondandone le aspettative in termini di modello organizzativo appropriato (Hinings e Greenwood, 1988) 

  1. la resistenza al cambiamento — le Organizzazioni sono caratterizzate da un’inerzia strutturale, i membri componenti tendono a perpetuare i comportamenti ed a considerare corrette ed appropriate le modalità di funzionamento dell’Organizzazione in esistenti sedimentatesi storicamente.

 

 

 

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